Siamo noi a crollare, non il sistema (Riflessioni di un anarchico sul periodo covid19)

A distanza di quattro mesi, sento il bisogno di rivedere leggermente il mio articolo “L’anarchia nel periodo del coronavirus” (così come la lettera ai giovani pubblicata su Il Caudino). Avevo scritto frasi del tipo “proprio ora vi viene in mente di ribellarvi?”, considerando che anche io credevo all’emergenza pandemia. Anche io avevo creduto che il lockdown, almeno per un mese, potesse essere utile. Ero arrivato addirittura a pensare – e con me tanti altri anarchici – che tutto sommato, lo Stato, per quanto malvagio, in certi casi potesse davvero fare gli interessi del popolo. Ci ho creduto per una settimana. Poi ho cominciato a pensare. La paura prodotta dal terrorismo mediatico ci aveva fatto dimenticare che “di buone intenzioni è lastricata la strada per l’inferno”. Sedicenti anarchici sono arrivati a giustificare la violenza degli sbirri e ad augurarne di più a chi non si atteneva alle direttive, “perché la gente è troppo stupida e irresponsabile”. Taluni hanno perso fiducia nell’anarchia, “perché il coronavirus ha dimostrato che la gente non si sa autogestire”. Abbiamo dimenticato in un lampo tutti i discorsi contro il paternalismo, sull’autodeterminazione. E questo perché? Perché il potere questa volta ha giocato sulla nostra paura di morire, utilizzando i suoi mezzi di propaganda e di manipolazione. Avevo scritto nel mio articolo “non conta se è tutto vero o solo una farsa, rispettiamo le regole per non far vincere lo stato di polizia”. Credevo ingenuamente che, infrangendo le regole, il governo avrebbe messo più restrizioni e invece lo stato di polizia vinse proprio perché abbiamo obbedito.

Ora è giunto il momento di riflettere per bene su ciò che è successo. A coloro che, ancora una volta, vorranno utilizzare l’esperienza covid19 per dimostrare l’irresponsabilità dei cittadini e quindi la necessità della gerarchia, rispondo così: voi sostenete che l’anarchia funzionerebbe solo se la gente avesse buon senso e fosse responsabile, quindi siete convinti che tutto ciò che ci viene imposto dal potere equivalga a buon senso e responsabilità. E perché? Solo per il fatto stesso che ci viene imposto? Forse che chi comanda ha la verità assoluta in tasca? Quando lo capirete che chi si arroga il diritto di fare leggi per tutti è solo arrogante e non certo un luminare? Per l’anarchia ci vuole il buon senso, dite. E per governare invece?
Chi ha buon senso non comanda e non si fa sottomettere, chi ha buon senso combatte le ingiustizie e difende gli oppressi e la Natura: tutto il contrario di ciò che fa il sistema.
Chi ha buon senso non governa.

Voi invece date per scontato che il sistema sia composto da persone illuminate, da una sorta di divinità e non da persone comuni come noi che, però, hanno la presunzione di stabilire leggi che secondo loro possano valere per tutti.

Quando non si rispettano le leggi scritte e quelle che vengono considerate “regole del buon senso”, lo schiavo del sistema vorrebbe con ciò dimostrare che l’autogestione (l’anarchia) è impossibile. A questi chiedo: ci avete mai pensato che se non tutti rispettano le leggi/regole, è perché sono sbagliate e non possono valere per tutti?
Del resto, la giustizia universale non esiste: per me la giustizia potrebbe essere quando nessuno impone le sue regole e le sue idee agli altri, ma evidentemente vi sono persone che non la pensano così, altrimenti non proverebbero a imporci le loro idee, avendo una visione diversa della giustizia.
Dovremmo soltanto vederne gli effetti: che effetti provoca l’imposizione delle proprie idee su tutti gli individui?
Effetti negativi. E di certo non è inasprendo le leggi che si risolveranno le cose (gli incendi non si spengono aumentando le dosi di benzina che ci versiamo sopra) ma lasciando a ogni individuo la propria responsabilità, perché ognuno di noi possiede l’istinto naturale che gli fa capire, senza bisogno di autorità, che cosa è meglio per se stessi.

Nel caso del covid19, dovremmo ricordarci che la scienza non è un pensiero unico e che essa si basa su varie teorie e vari pensieri di scienziati che la pensano diversamente e contrastano tra loro. Quando un gruppo di persone – che siano scienziati, religiosi, politici o qualsiasi altra categoria – pretende di conoscere la verità assoluta e di imporla a tutti (e con misure autoritarie) zittendo chi la pensa diversamente, siamo in pericolo e dobbiamo difenderci. Mentre gli altri, dunque, vorrebbero utilizzare l’esempio del covid19 per dimostrare la necessità del sistema, io sono ancora più convinto che l’unica soluzione sia l’anarchia.

Già Mikhail A. Bakunin in “Dio e lo Stato” scriveva:

“Per ogni scienza speciale mi rivolgo a chi ne ha pratica. Ma non mi lascio imporre né il calzolaio né l’architetto né il sapiente: io li accetto liberamente e con tutto il rispetto che meritano le loro intelligenze, il loro carattere, il loro sapere, riservandomi sempre il mio diritto incontestabile di critica e di controllo. Non mi accontento di consultare una sola autorità specialistica, ma ne consulto parecchie; confronto le loro opinioni e scelgo quella che mi pare la più giusta. Ma non riconosco alcuna autorità infallibile, neppure nelle questioni speciali; di conseguenza, per quanto rispetto possa io avere verso l’umanità e la sincerità del tale o tal’altro individuo, non ho fede assoluta in alcuno. Una tale fede sarebbe fatale alla mia ragione, alla mia libertà, ed all’esito stesso del mio operare; essa mi trasformerebbe immediatamente in uno schiavo stupido, in uno strumento della volontà e degli interessi altrui.
Se mi inchino davanti all’autorità degli specialisti, e mi dichiaro pronto a seguirne, dentro un certo limite e durante tutto il tempo che mi pare necessario, le indicazioni e anche la direzione, è perché questa autorità non mi è imposta da alcuno, né dagli uomini né da Dio.
Altrimenti la respingerei con orrore, e manderei al diavolo i loro consigli, la loro direzione, i loro servizi, avendo la certezza che essi mi farebbero pagare, con la perdita della mia libertà e della mia dignità, le briciole di verità, avviluppate di molte menzogne, ch’essi potrebbero darmi”.

Io non so se, come dice Enrico Manicardi (il cui sito vi invito a visitare per leggere le sue riflessioni https://www.enricomanicardi.it/), siano state “prove tecniche di soggezione” o sia semplicemente una questione di mentalità autoritaria, e cioè che certe persone credano davvero di conoscere la verità e che vada necessariamente imposta a chi non obbedisce.

Certo è che c’è stata repressione, ma saranno state prove tecniche di soggezione o semplicemente mentalità autoritaria e incompetenza?

In molti, io compreso – pur restando con molti dubbi – abbiamo sostenuto che si sia trattato di prove tecniche di soggezione e/o di dittatura e molti di noi, per questo, sono stati tacciati di “complottismo” (ormai chiunque dubiti del pensiero unico dominante viene messo nello stesso calderone dei complottisti).
Io però non escludo l’ipotesi che sia semplicemente una questione di mentalità autoritaria: se all’arroganza si aggiunge l’incompetenza, siamo messi ancora peggio.
La mentalità che impera nel nostro mondo è che, come dicevamo, ci sarebbero taluni elementi che credono di avere in mano la verità assoluta da dover imporre a tutti gli altri che questi ritengono dei deficienti, dei bambini irresponsabili (brutto modo di dire: dovremmo imparare molto dai bambini) da trattare come tali. E ahimè, molti di questi ultimi si comportano davvero come se avessero bisogno di un paparino che gli dica persino quando andare al cesso (perché è così che ci è stato insegnato a fare) o che ci dica quando soffiarci il naso come ne I Malavoglia di Giovanni Verga.
Noi sappiamo che le nostre idee non possiamo imporle a tutti (possiamo casomai proporle) perché ogni individuo è diverso e non tutti abbiamo gli stessi bisogni. Se vengono fatte delle leggi (anche se in buona fede) e non tutti le rispettano, vuol dire che quelle leggi/regole sono sbagliate o che, per qualche motivo che bisognerebbe approfondire, non possono essere rispettate da tutti.
Il Sistema però non funziona in questo modo, non gli interessa di andare a indagare le radici dei problemi. Gli interessa soltanto dire “noi abbiamo capito, voi no, noi siamo il potere, voi no e dunque noi diamo gli ordini, voi obbedite e se non obbedite, sarete puniti”.
Al Sistema non interessa – forse neanche ci arriva a certa mentalità – che le persone muoiano per l’inquinamento, per errori medici, per i tagli alla sanità. Forse per il Sistema è più comodo, non dico “far credere”, ma semplicemente CREDERE che la colpa sia di un virus innocuo o comunque non così pericoloso com’è stato descritto.
Ciò che è stato fatto in Italia dal governo, forse, è paragonabile a una nonna rimbecillita che crede di proteggere i nipoti chiudendoli dentro per paura del freddo per il quale potrebbero prendere l’influenza, quando in realtà potrebbe semplicemente coprirli di più, farli mangiare meglio e abituarli alla temperatura dell’ambiente e insegnar loro uno stile di vita più sano.
Bisognerebbe quindi esaminare tutte le misure stupide e insensate che ha preso il governo (e non solo) in questo periodo:

1) La mascherina all’inizio non era obbligatoria ed era addirittura sconsigliata. Anche in tv veniva specificato che serviva soltanto agli ammalati e ai medici. Quando la gente ha cominciato a indossarla e a guardar male chi non la indossava, è diventata obbligatoria. Stessa cosa per i guanti (che adesso invece cominciano addirittura a essere proibiti).

2) Chiudere tutto…o quasi, perché altrimenti si ferma l’economia e il sistema crolla. Si poteva uscire soltanto per “beni di prima necessità” (e che cosa ne sa uno sbirro, un politico, un medico delle prime necessità di ognuno di noi? Per me la necessità era la passeggiata, ma non era considerata tale).

3) Proibire di uscire e/o fare “assembramenti” (controllate sul dizionario il vero significato di questa parola e rabbrividite), tranne se dovete andare a fare la spesa, andare alle poste o a lavorare. Forse in quei luoghi il virus penserà che, essendo sono necessità consentite dal governo, non potrà attaccare nessuno. Quanto è comprensivo questo virus! Sensatissimo: io non posso uscire da solo a fare una passeggiata (magari con il mio cane) o a correre da solo ma posso fare “assembramento”(avete controllato il vero significato del termine?) nei suddetti luoghi.

4) Censurare e/o denunciare medici e scienziati dal pensiero diverso da quello unico dominante anziché invitarli a un confronto. Il Patto degli Inquisitori della Scienza ha deciso “noi siamo la verità (anche se ci siamo contraddetti fin dall’inizio) e tutti gli altri devono stare zitti”.

Io penso – pur rimanendo con i miei dubbi – che questi non abbiano “voluto far credere” che la maggior parte delle persone siano morte PER il coronavirus e non semplicemente CON il coronavirus, ma che lo credano davvero e che probabilmente non conoscano nemmeno la differenza. Così come non abbiano “voluto far credere” l’assurdità che gli asintomatici possano trasmettere malattie, ma che lo credano davvero.
E forse chissà, anche la questione dei vaccini: non si sono inventati la pandemia per vendere i vaccini, ma credono davvero che ci sia stata una pandemia e che la soluzione sia nei vaccini.
Stessa cosa riguardo le mascherine: non vogliono far credere che siano necessarie, forse credono davvero che siano necessarie e che dunque vadano imposte.
Chiaramente, nella mentalità di questo mondo c’è anche sempre l’economia (che a differenza di come dicono in molti, non si è mai fermata: al massimo crolliamo noi, non il sistema) e se ne sono approfittati i venditori di mascherine, di Amuchina, di guanti e ora vogliono approfittarsi anche i “venditori di vaccini”.
Questa rimane solo UNA delle mie tante riflessioni (io, a differenza loro, SO di non avere la verità assoluta in mano) perché – magari sarò ingenuo e mi sbaglio – non riesco a vedere intelligenza e lungimiranza nel potere. Ma una cosa è certa: la repressione c’è stata e non può essere giustificata per alcun motivo.
E tutto questo lo permettiamo noi, ipnotizzati e manipolati dai mass media e dalla mentalità secondo la quale chi ha autorità ha necessariamente autorevolezza. Come appunto ci ricorda Bakunin poi, neanche chi ha autorevolezza deve imporci in alcun modo le sue idee.

Io so solo, e lo ribadisco, che il problema è sempre il potere: senza di esso, non ci sarebbero né complottisti né complotti ; senza il potere sapremmo da soli quando c’è davvero un problema, non tramite la televisione e i media di regime, ma grazie all’autogestione e all’autodeterminazione, grazie al nostro intuito, grazie a ciò che vediamo con i nostri occhi, e grazie alle nostre capacità naturali. Io so soltanto che quest’esperienza ci ha distrutti psicologicamente e rintontiti (vedo ancora gente con la mascherina e i guanti all’aperto, anche da sola, benché non siano più obbligatori). So soltanto che siamo stati messi ancora di più gli uni contro gli altri e vediamo, ancora più di prima, il nostro prossimo come un nemico. Come al solito, è sempre più facile aggredire chi osa mettere in discussione le misure del governo e l’informazione di regime piuttosto che sforzarsi di pensare con la propria testa e ribellarsi contro il potere. Molto più semplice metterci nello stesso calderone dei complottisti, dei bufalari e dei terrapiattisti, anziché cercare di informarsi da varie fonti e cercare di capire cosa sta succedendo davvero, anziché chiedersi se “i terrapiattisti” non siate voi (ai tempi di Galilelo Galilei, era la maggioranza a credere la Terra fosse piatta).

Ancora molti, anche tra compagni anarchici, mi dicono “al sistema non converrebbe fingere una pandemia mettendo a rischio l’economia, quindi se stesso”. Credo che bisognerebbe riflettere bene sul perché questa è una sciocchezza. La produzione non si è mai fermata del tutto, anzi. Il rischio di fallire era per operai, piccoli imprenditori e vari lavoratori precari. Non di certo le grandi aziende, non di certo le industrie (vi rammento che si poteva uscire solo per fare la spesa o andare alle poste, in banca oppure si poteva ordinare tutto da internet). E anche se fosse, il sistema trova sempre il modo per sopravvivere e riorganizzarsi, grazie a noi che ci lasciamo comandare e ci sorbiamo le loro bugie. Dare la colpa al virus delle tante morti che ci sono state sembra anzi proprio una bella scusa per non mettere in discussione il sistema stesso: se si fosse parlato di tagli alla sanità, del nostro stile di vita, a cominciare da quello alimentare, se si fossero messe in discussione le opere inutili che danneggiano l’ambiente e provocano malattie mortali, allora sì che si sarebbe dato un bel colpo al capitalismo, all’economia e in generale al sistema. Siamo noi a crollare, non il sistema. Il sistema non crolla da sé.

Intanto si costituiscono movimenti alternativi che, se dovessero andare al governo, ci imporrebbero una nuova dittatura di colore diverso. Lo abbiamo ribadito più volte con De André : “non ci sono poteri buoni” né crediamo alla farsa marxista-leninista, rivelatasi sempre fallimentare. L’unica soluzione sarebbe la totale eliminazione dell’intero sistema. Purtroppo, però, come diceva il giovane anarchico Bruno Filippi, siamo circondati da “cani che leccano la mano di chi li batte”, mentre noi dovremmo essere come quelle tigri che, stanche della violenza della domesticazione, si ribellarono al loro domatore. E dovremmo, insieme, impedire che in seguito ci abbattano.

Dovremmo capire che contro i padroni bisogna ribellarsi, capire che sono nostri nemici, non nostri protettori, non dei bravi papà che si prendono cura di noi.

In Italia e in vari luoghi del mondo esistono delle piccole realtà completamente autogestite, alcuni gruppi si stanno muovendo per praticare auto-sostentamento fino alla totale abolizione del vile denaro. C’è solo un problema: per quanto siano ottimi esperimenti per dimostrare che l’anarchia non è un’utopia, alcuni di questi terreni sono stati acquistati. In questo modo, si arricchirà sempre il potere: ecco perché bisognerebbe espropriare, occupare terreni e strutture inutilizzate, per creare realtà autogestite cercando, per quanto possibile, di ritornare a vivere in armonia con la Natura e (quindi) con noi stessi, eliminando la delega, la gerarchia, il familismo, per praticare invece il mutuo appoggio. Ma soprattutto per cercare di fare sempre più passi avanti verso la libertà.

In caso contrario, potrete tenervi questo mondo sbagliato da lasciare ai vostri eredi, questo mondo che sta portando tutti alla rovina e che non volete cambiare, questo mondo che sta distruggendo voi e i vostri figli.

Di certo non ci metteremo più a discutere con chi teme che, con l’anarchia e la soppressione dei soldi e dell’economia, potrebbe non avere più la connessione a internet.
A parte il fatto che tutto può essere collettivizzato, tutto può essere auto-prodotto, tutto può essere risolto con il mutuo appoggio anziché con la delega dei soldi (i soldi ci dividono, servono a mantenere la gerarchia e lo sfruttamento, ne abbiamo già parlato qui), l’arte ad esempio può essere praticata per puro piacere, ma poi che cosa importa? La libertà è ciò di cui abbiamo bisogno, non certo internet. Oggi ne siamo schiavi e proviamo anche a utilizzarlo per diffondere il nostro pensiero, ma mettiamo caso che la gente si svegliasse davvero e anziché chiedersi chi delegare alle prossime elezioni, facesse una vera rivoluzione per sopprimere definitivamente il sistema: di cosa avremmo bisogno innanzitutto? Di cibo, acqua, vestiti, rifugi-case-ripari o della connessione a internet?
Io vi ripeto la frase di Enzo Martucci “La libertà è per l’uomo mille volte più necessaria di tutti i treni, le macchine, gli aeroplani e le radio. Un individuo libero nel mezzo di un bosco dove vive da selvaggio si sente soddisfatto e contento come non è il miserabile gregario imprigionato nella civiltà e costretto a fare sempre quello che vogliono gli altri e mai ciò che lui vuole”. Ma l’anarchia non è necessariamente un mondo selvaggio (anche se è quello che più mi auspicherei, sentendomi molto vicino alle idee primitiviste) e dunque invece di dire certe fesserie, leggete i libri di Kropotkin, Malatesta, Proudhon, Ivan Illich, Colin Ward, Murray Bookchin, Bakunin, Stirner, Zerzan, il già citato Manicardi ecc.
Non avete tempo? Nemmeno io ho tempo da perdere con quel tipo di persona che ha paura che con l’anarchia e l’eliminazione dei soldi non avrebbe più i suoi bei vizi e le sue (false e illusorie) comodità.

Come sapete, questo blog era nato con l’intenzione di far conoscere l’anarchia in Valle Caudina e con la speranza di creare un movimento anarchico nel mio territorio. Il secondo intento è miseramente fallito e perciò questo è l’ultimo articolo che pubblicherò, ma sono lieto di aver fatto qualcosa per portare a termine il primo intento: spero che i miei scritti potranno essere utili a qualche abitante della Valle Caudina che sia incuriosito dall’anarchia, in modo tale che si smetta di utilizzare questo termine come sinonimo di caos.

Certo, se si facesse una vera e propria rivoluzione, sarebbe inevitabile un bel po’ di “caos”, ma poi, eliminato il potere, sentiremmo l’esigenza di ristabilire, non l’ordine (perché l’ossessione per l’ordine è causa di autoritarismo e del caos che ne consegue), ma l’armonia, e questa volta senza delegare le istituzioni, ma grazie al mutuo appoggio.

Perciò, sarebbe ora che, non più la parola “anarchia”, ma la parola “gerarchia” diventasse finalmente sinonimo di caos: se non lo vedete, provate ad aprire meglio gli occhi.

Concludo, dunque, con la frase più significativa che cerca di smentire questo luogo comune:

Da quando si pensò che un governo era necessario e che senza governo ci sarebbe stato solo disordine e confusione, fu naturale e logico che l’anarchia, che vuol dire assenza di governo, significasse assenza di ordine”.

(Errico Malatesta)

Su questo link, alcuni libri che cominciare a comprendere l’anarchia.

Leggi anche “Manifesto del Movimento Anarchico Caudino”

La Valle Caudina in burqa e camicia nera

Il quattro maggio era un lunedì. Generalmente – lockdown o no – tutti hanno da fare più che negli altri giorni: il cibo è finito e bisogna fare la spesa. Ora che è iniziata la cosiddetta fase 2, dobbiamo iniziare a cercare di recuperare tante cose che abbiamo lasciato in sospeso. Non solo le noiose, stressanti faccende burocratiche e commissioni, ma anche le passeggiate, una chiacchierata con gli altri (a distanza o con quegli inutili e dannosi guanti e mascherine), le corsette, assorbire finalmente il sole. E lunedì era anche una bellissima giornata. Era commovente ritornare a passeggiare e vedere altri umani oltre alle nostre famiglie e all’infuori di ambienti come supermercati e uffici postali.

Tante persone con le mascherine e con i guanti (nonostante, lo ripetiamo, siano inutili e dannosi). Poche persone non li indossavano e rispettavano comunque le distanze. Noi siamo convinti che non succederebbe nulla anche se non mantenessimo le distanze: non crediamo al mito della pericolosità nei positivi asintomatici. Crediamo piuttosto alla pericolosità del sistema e della società che ci obbliga a fare cose senza senso distruggendo la nostra salute psicologica e fisica. Ma ammettiamo che la distanza di sicurezza, i guanti e le mascherine siano misure necessarie, e ammettiamo che ci siano minoranze che non le rispettano: sarebbero state comunque un’eccezione, qui in Valle Caudina.

Il sottoscritto in questi mesi, pur mettendo in discussione le regole imposte, le ha rispettate forse più degli altri (come fa da una vita, del resto: odia le leggi imposte e le critica, ma le rispetta – per quanto possibile – per non avere noie), ma non è abituato alla reclusione, bensì alle lunghe passeggiate tra il paese e tra la natura. Dopo che ci hanno proibito per due mesi questo bene di prima necessità (che il governo e soprattutto il governatore della regione Campania, arrogantemente e stupidamente non ritenevano tali), quando ce lo hanno permesso, il sottoscritto era commosso e più sereno. Anche polizia e carabinieri sembrano ormai stanchi di tanta austerità. Ma noi sappiamo, ormai, che non sono tanto loro il problema, bensì i cittadini che si credono onesti. Ma ancora di più, i giornalisti.

E infatti, appena tornato a casa, ho trovato un articolo su un noto giornale locale che, a mio avviso (come posso sbagliarmi io, così si sono potuti sbagliare loro) riporta una gran falsità e che alimenta paura e odio.

“Troppa gente in giro e giovani senza guanti e mascherine” titolava l’articolo.

Da notare, tra l’altro, come non si perda mai occasione per accusare sempre i giovani, quando in realtà il marcio della società sono quei vecchi che hanno contribuito a costruirla ed accettarla così com’è anziché cambiarla, anziché renderla più libera e in armonia con la natura.

La Valle Caudina è, purtroppo, il riflesso della banalità dell’Italia e del mondo. Niente di più, niente di meno. Oggi fanno convegni sull’antifascismo, sull’antirazzismo e su quanto siano stati bravi i nostri antenati a combattere contro le ingiustizie, ma intanto quelle di oggi le accettano e le rispettano.

Non ho potuto fare a meno di commentare:

Non è assolutamente vero. Quasi tutti portavano la mascherina e chi non la portava è perché non doveva avere a che fare con nessuno e rispettava le distanze di sicurezza. Articoli come questo ci faranno rinchiudere di nuovo e privare nuovamente di quel poco di libertà che abbiamo. Siamo stanchi di queste misure dittatoriali inutili e dannose  (e molte anche anticostituzionali) che ci stanno ammazzando, ci stanno facendo del male in modo peggiore rispetto a quello che avrebbe potuto fare un virus. Se vi informaste meglio, sapreste che i guanti non servono assolutamente a niente. Tra i medici e gli scienziati inoltre ci sono teorie che variano e secondo alcuni sarebbero inutili (e forse anche dannose) pure le mascherine. A causa di gente come voi che chiede restrizioni, controlli e punizioni più severe in questi mesi si sono giustificate le peggiori misure repressive. Elicotteri e droni per un poveraccio che andava DA SOLO sulla spiaggia, tso per i dissidenti come nel peggior regime totalitario. Censure denunce a giornalisti e scienziati che esprimevano opinioni diverse. E voi chiedete più controlli e restrizioni? Voi siete allergici alla libertà. Noi siamo allergici alla prigionia, quindi possiamo trovare un accordo: se non volete vedere gente in giro, stateci voi a casa. E per i deficienti che risponderanno “eh, poi se ti ammali vuoi farti curare eh? Eh?” Io avrei tutto il diritto di essere curato, considerando che, a differenza di ciò che credete, nemmeno la sanità pubblica è gratuita: si pagano le tasse. E avrei anche il diritto di NON essere curato. E invece di prendervela con i giovani che fanno ciò che è nella natura umana, prendetevela con quelle merde che difendete, che hanno fatto- tra l’altro – tagli alla sanità e hanno speso soldi per militari, droni, elicotteri, pattuglie di carabinieri e polizia ad arrestare un ragazzino che chiacchierava con gli amici. Prendetevela con chi – stile neolingua di Orwell – ha attribuito il termine “assembramento” a una semplice chiacchierata tra amici. Prendetevela con chi ha causato tutto questo giocando con la natura. No, eh? Molto più comodo prendersela con i ragazzini che escono. Il volto di persone che non vedevo da tempo  e il loro sorriso ci avevano rasserenato il cuore e dato un barlume di speranza. Poi arrivo qui e leggo questo articolo. Fate una cosa. Stateci voi dentro. Che noi ci siamo stancati. Aspetto insulti dei ben/nonpensanti.”

Qualcuno mi ha risposto che siccome è stato reso obbligatorio, non dobbiamo nemmeno metterlo in discussione, dobbiamo obbedire e basta: la banalità del male sta appunto nell’obbedire e basta. “Io ho solo eseguito gli ordini” : si sono sempre giustificati così, dopo tanti anni, i servi di ogni regime: ed è quello il problema! Per questi benpensanti-nonpensanti qualsiasi cosa sia obbligatoria è automaticamente giusta, qualsiasi cosa dicano i giornali e la televisione è vera. Non dubitare, non pensare. Solo credere e obbedire.

E intanto noi tutti ne paghiamo le conseguenze.

Se il governo obbligasse tutti a tagliarsi un braccio, le masse lo riterrebbero giusto, fino a che un giorno non si arrivasse a dire che “sarebbe un caos, se tutti avessimo due braccia!”

Gente come noi, però, penserebbe prima di tutto al dolore che ci provocherebbe tale azione e a come si potrebbe vivere senza un braccio (c’è gente che ci riesce NONOSTANTE non abbia un braccio, non grazie al fatto che non ce l’ha). E se anche non ci pensasse subito, una volta che hai cominciato a tagliarti il braccio e cominciassi ad avvertire il dolore, cosa faresti? Continueresti a tagliartelo?

Probabilmente le persone che hanno scritto quell’articolo e chi gli ha dato ragione, sì, continuerebbero a farlo perché ci è stato imposto.

E se arrivasse l’ISIS a imporre le sue regole, certi giornali e certi cittadini li accetterebbero (magari proprio quelli che oggi sono xenofobi e islamofobi) e chiederebbero anche in quel contesto più controlli e più severità, anziché appoggiare chi vuole cambiare il mondo in meglio e conquistare la libertà. Il burqa già lo abbiamo. E non solo le donne.


La camicia nera purtroppo è dentro di voi (non posso certo dire “in noi”) e sembra non essersene mai andata.

Del resto, cosa c’è da sorprendersi, considerando che in uno dei comuni caudini, ossia a Cervinara (che anche durante il Ventennio dava molto consenso al regime fascista), troneggia fieramente nella villa comunale, una statua denominata “La madre degli eroi” che inneggia alla guerra e la cui scritta sull’incisione recita il noto motto fascista “PER LA RELIGIONE PER LA PATRIA PER LA FAMIGLIA”?

A differenza di ciò che dicono i giornali, in Valle Caudina c’è stato e continua ad esserci un grande senso di responsabilità. I pochi che non avevano la mascherina, come dicevamo, mantenevano comunque le distanze di sicurezza.
I giornali lamentano anche l’inutilizzo dei guanti, che non sono né obbligatori né utili quando si è in giro da soli a passeggiare (quindi non al supermercato a toccare cose).
In generale, in tutta Italia c’è stato, da parte dei cittadini, un comportamento responsabile, anche troppo (fino a sfociare nelle delazioni). E come siamo stati premiati?
Con restrizioni e repressioni ancora più dure, con censure, con denunce, multe ingiustificate ed eccessive.
ADESSO BASTA! NON STAREMO PIU’ AL VOSTRO GIOCO! Non ci faremo più trattare come bambini!

La dittatura deve finire adesso.

Dobbiamo mettere fine al regime totalitario sanitario. Contestate tutto ciò che ci sembra sbagliato.

Se voi volete soltanto credere obbedire e combattere, noi vogliamo dubitare, disobbedire e lottare. Lottare contro tutte le ingiustizie del sistema.

La Valle Caudina ha bisogno di libertari e anarchici, non di bravi servi del sistema che stanno portando l’umanità alla sua distruzione.

P.S. se vi sembra che le distanze di sicurezza non siano abbastanza, be’, allargate le strade.

Come (cominciare a) costruire un mondo anarchico

Per combattere il sessismo, così come per combattere il razzismo, l’omofobia, la povertà, l’autoritarismo non bastano campagne di solidarietà né servono leggi con aggravanti (che anzi possono anche peggiorare le cose), ma occorre eliminare ogni tipo di gerarchia (il Patriarcato così come il Matriarcato) liberandoci da tutti i dogmi, moralismi e pregiudizi. Occorre costruire una comunità non più fondata sulla divisione del lavoro, ma sulla collaborazione, il mutuo appoggio e sulla pratica del dono e sulla libertà.

Anche se, insieme, la comunità stabilirà delle regole, nessuno dovrà imporre a nessun altro il proprio pensiero, le proprie decisioni, la propria volontà, né attivamente né passivamente. Ognuno può dissociarsi dalle iniziative che non condivide e/o intraprendere lotte individuali, quando non condivise dalla maggioranza dei membri. Ognuno deve poter dissociarsi e riassociarsi alla comunità, quando vuole. Meglio se dopo averne parlato amichevolmente e pacificamente con altri membri, ma non è obbligatorio, soltanto un suggerimento (lo consideriamo buon senso).

Anche chi non è “ufficialmente” membro, ma solo simpatizzante e collaboratore, è sempre il benvenuto.  Si accoglierà chiunque abbia bisogno di accoglienza (vittime di violenza familiare, conflitti familiari, poveri, bisognosi di dimora ecc.).

Se qualcuno ha qualche problema personale, così come un malessere interiore, può parlarne con gli altri membri – o anche solo con quelli più fidati – senza alcuna vergogna, senza imbarazzo, in modo che si riacquisisca la capacità di dialogare, di sostenersi a vicenda, di immedesimarsi gli uni con gli altri. La comunità farà tutto il possibile per aiutarlo. Il supporto psicologico non sarà delegato agli specialisti della salute mentale a pagamento, ma alla comunità, anche se avremo qualche esperto che se ne occuperà come membro e non come autorità, mettendo a disposizione la sua esperienza. Quello che vogliamo costruire è una “società di amici”, senza autorità, senza gerarchie, senza autoritarismo. Inoltre si dovrebbero organizzare delle “scuole libertarie” (potete trovare vari esempi sul web), dove i bambini potranno imparare liberamente ciò che più li incuriosisce con l’aiuto di maestri libertari o persone esperte di pedagogia (vedi articolo “scuola e anarchia”).

Ognuno metterà a disposizione le proprie capacità e competenze, anche per aiutare e/o insegnare chi non è capace o non si sente abbastanza sicuro. Mai aver timore di eventuali dissapori: esistono in natura, e senza di essi saremmo come automi. L’importante è cercare di risolverli confrontandoci col dialogo, senza delegare alcuna autorità: nel momento in cui entra in gioco la Legge, si crea divisione e scompiglio. Spesso quando si mette in discussione la Legge, si crede erroneamente che l’alternativa sia la violenza, ma essa nasce proprio a causa della divisione che crea la Legge del Sistema e le gerarchie. Noi dobbiamo “distruggere ciò che ci distrugge”, in sostituzione dell’Unione, creando armonia.

Ovviamente, l’autogestione della comunità non dovrà lasciarci indifferenti ai problemi che riguardano il resto del mondo e dunque ci impegneremo nelle lotte, secondo questo programma :

Astensionismo elettorale come segnale del rifiuto della delega e per un’autogestione.

Volantinaggi di sensibilizzazione per il nostro pensiero, le nostre idee e le nostre iniziative di lotte sociali.

Difesa dell’ambiente. Difesa degli animali.

Battaglie contro il sessismo, contro il razzismo e contro l’omofobia, contro il bullismo e ogni tipo di discriminazione e violenza. Non solo iniziative di sensibilizzazione, ma azione diretta e aiuto reciproco. 

Tutela dalla psichiatria e dai suoi abusi, lotta al TSO. La psichiatria sarà sostituita dal mutuo appoggio (aiuto reciproco).

Autogestione, autoproduzione e scambi per l’abolizione della schiavitù del lavoro salariato.

Cene sociali autogestite.

Come abbiamo già detto (nell’articolo “il problema del carcere”), bisogna dunque creare tante piccole o grandi comunità libere, basate sul mutuo appoggio e sulla libertà, senza la proprietà privata, senza la famiglia nucleare, senza i vincoli matrimoniali, con scuole libertarie e/o educazione parentale, anziché scuole statali o private. Continuare, come già si sta facendo da anni, a creare spazi di libertà, radio indipendenti e canali di controinformazione (oggi anche con l’aiuto della rete); terreni autogestiti con orto sinergico gestito insieme agli amici, fare auto-produzione il più possibile per boicottare il capitalismo e lo Stato e prepararci sempre a difenderci dalla sua violenza. 

Assemblee per scambi di opinioni e confronti, proposte per le iniziative, tra cui feste.

I compagni e le compagne sono liberi di rifiutare ogni proposta e di proporre alternative, in nome della libertà individuale.

Saranno ben accette le collaborazioni di tutti gli anarchici e le associazioni che vorranno supportarci, di tutti coloro che sono stanchi di essere presi in giro dai politici e dallo Stato.

Ovviamente si cerca anche l’importantissimo appoggio degli artisti e degli intellettuali per iniziative culturali e/o artistiche e convegni.

ANTIFASCISMO E ANTIAUTORITARISMO: Allo stesso modo in cui si combattono il sessismo e il razzismo, si combatte il fascismo e ogni forma di autoritarismo. Non basta l’antifascismo se non si combattono tutti gli altri tipi di potere. Ecco perché non ci limitiamo ad essere “antifascisti”, ma libertari e anti-autoritari. L’anti-autoritarismo deve partire già dall’interno della comunità e/o collettivo: se qualcuno dei membri della comunità si comporta in modo autoritario, occorre discuterne insieme; se necessario, sarà cacciato. Ricordiamoci sempre che l’autoritarismo si combatte soprattutto con il rifiuto della sottomissione. Liberiamoci anche dall’ossessione per l’ordine e da ogni moralismo che finora ci è stato inculcato, poiché esse sono causa di violenza.

Questi naturalmente, sono solo spunti. Tutti i altri membri delle comunità o comuni dovranno aggiungere ulteriori proposte e a discuterne insieme.

I veri (ir)responsabili

Il volantino ANARCHICO per cui mi hanno rotto i coglioni a fine novembre, oltre a dire che volevo formare un gruppo ANARCHICO, diceva anche che avremmo potuto impedire cose come quella che è accaduta, cominciando a vivere in autogestione (IN ANARCHIA) e quindi in armonia con la Natura. Ma qui si preferisce sempre “curare i sintomi” con la repressione, anziché andare alle radici dei problemi. Ora tutti “responsabili”, perché è più facile chiudersi dentro e chiamare gli sbirri. Mi verrebbe proprio voglia di uscire, avere contatto con tutti, farmi contagiare e contagiare tutti, così finalmente finisce quest’umanità imbecille che non si ribella.

Il sistema capitalista prima provoca danni e poi scarica la colpa sui “cittadini irresponsabili”.

E voi, invece, siete stati responsabili, signori padroni?

Voi che distruggete e contaminate la Natura, che ci costringete a respirare aria inquinata e mangiare cibi cancerogeni, avendoci sottoposti tutti al ricatto economico.
Voi che mettete in galera coloro che si battono contro le devastazioni ambientali per evitare situazioni come quella attuale.
Voi che ci barricate in casa e non ci permettete nemmeno di fare una passeggiata solitaria, benché non provocherebbe nessun danno: basta rispettare le distanze di sicurezza e le “regole del buon senso”. Non ci permettete nemmeno di vedere il sole, benché i suoi raggi – anche se ormai avete avvelenato anche quelli – possono fare in modo che assorbiamo vitamine e ci fanno bene alla pelle (e all’umore).

Voi che ci permettete di uscire soltanto per “comprare beni di prima necessità”, dato che ci impedite di procacciarceli e/o autoprodurceli, fino a togliercene le capacità. E io che odio i supermercati, sarò costretto ad andarci anche solo per cercare di prendere una boccata d’aria, contribuendo ancora di più allo sfruttamento di altri individui e all’arricchimento di altri (perché nella società nell’abbondanza, quei “beni” li producono gli schiavi sfruttati per arricchire i padroni).
E intanto devo sopportare le stronzate della televisione.

Siete responsabili voi?

Sì, in effetti, siete I responsabili di tutto questo.

Comodo, troppo comodo, prendersela con l’individuo e “l’irresponsabilità dei cittadini”, sorvegliandoci e trattandoci come bambini, parlandoci in tono paternalistico, anche se chiusi dentro rischiamo di impazzire. Perché che senso ha rinunciare a vivere per paura di morire? La polizia, per lo meno, dovendo sorvegliarci, esce a prendere qualche boccata d’aria.
Ma noi? Come facciamo? Dovremmo, come consigliano i politici, rivolgerci tutti a qualche psichiatra, quando cominciamo ad avvertire gli effetti della reclusione?

Comodo condannarci a questi arresti domiciliari, quando i colpevoli siete voi.
Sarebbe, invece, troppo scomodo cercare le cause dei problemi ed estirparne le radici.

Comodo non capire che, se la gente esce, è per non impazzire. E non solo perché ci sono famiglie i cui membri tra loro non vanno d’accordo, ma perché non è la nostra condizione naturale stare chiusi dentro, ecco perché la gente si comporta, come dite voi, da “irresponsabili”.

Avete ragione, noi non siamo responsabili.
Non siamo noi i responsabili di tutto questo. Lo siete voi.
Noi stavamo soltanto cercando di vivere, che già era difficile prima della pandemia.

Perché voi, signori padroni, siete i responsabili.
Voi che provocate tutto questo in nome del profitto.

E che cosa intendete quando dite che “andrà tutto bene”, come ipocritamente ci spingete a ripetere?
Che torneremo a produrre e a consumare prodotti cancerogeni, dato non tutti possiamo permetterci l’orto sinergico purtroppo, avendo privatizzato la terra?
Che potremo ritornare a respirare l’aria inquinata e morire di cancro?
Che potremo ritornare a contribuire alla sofferenza di tanti individui (animali e non) per il vostro profitto?
Tanto anche lì continuerete a dire che siamo noi gli irresponsabili. E quando non ne potrete più, direte che la colpa è “dell’essere umano”, non dei padroni.

Ma tranquilli, c’è il sistema con i suoi servi a proteggerci e a “risolvere i problemi”.

Io resto a casa, però smettetela di mentirci.
Io resto a casa, ma sappiate che sto impazzendo.
Io resto a casa perché anche chi vuole cercare di cambiare le cose in meglio, viene redarguito, punito e arrestato da quegli stessi colpevoli che hanno fatto tutto questo.
Io resto a casa perché non voglio avere niente a che fare con i delatori.
Io resto a casa perché lo so che il virus è reale e pericoloso.
Io resto a casa, ma voi state esagerando a impedirci anche una passeggiata da soli.
Io resto a casa, però smettetela di prenderci per il culo.
Io resto a casa, però siete voi il più grande e pericolosissimo virus che ci stava già ammazzando da tempo in silenzio.
Io resto a casa, però, non dimentico che siete voi, sempre voi i veri (ir)responsabili.

“Anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti”.

Fermiamo il TRAFORO nel Partenio!

Come dicevamo, non è la Natura a essere “matrigna”, ma il modo in cui viene trattata dal sistema capitalista.

La natura è più importante del profitto. La natura non è un capitale, non è una risorsa da sfruttare, non è un prodotto né un investimento economico.

La concezione della Natura come “risorsa” da sfruttare, come “capitale”, è propria della nostra cultura moderna, a causa della quale si continua a giustificare la sua distruzione con la retorica dello Sviluppo, del Progresso e l’ipocrita ideologia del lavoro.

Non si mette in conto che ogni volta che si tratta la Natura come una risorsa da sfruttare, la si distrugge e la si mette in pericolo. L’ultima “trovata geniale” di cui si sta discutendo molto in questo periodo è il progetto Traforo nel Partenio. Una delle maggiori giustificazioni è appunto che questo creerebbe posti di lavoro. Ancora una volta, quindi, ad arricchirsi sono le imprese sulle spalle degli operai e sulle tasse dei cittadini. Un’altra giustificazione è che i treni già esistenti non funzionerebbero abbastanza e che non siano efficienti: non vediamo l’ora di avere nuovi treni non funzionanti.

Inoltre quando si danneggia la Natura, si danneggia noi stessi e si mettono in pericolo le nostre vite. Dovremmo essere contrari a prescindere per un semplice rispetto della Natura, ma la visione antropocentrica della nostra cultura fa sì che ciò non sia abbastanza, che questa motivazione possa essere addirittura motivo di derisione. Cercheremo di spiegare, quindi, perché non c’è nulla da ridere e che non si tratta di “fissazioni di fanatici ambientalisti” o semplice moralismo.

Le devastazioni ambientali, a breve o a lungo termine, portano sempre a conseguenze catastrofiche. In questo caso specifico, bisognerebbe riflettere proprio in virtù di quello che è successo il 21 e il 22 dicembre tra San Martino V.C. e Cervinara, che non sono nuovi a questi fenomeni alluvionali, soprattutto per caratteristiche orografiche e disposizioni alle correnti umide che apportano precipitazioni: bucare quella montagna significherebbe intaccare le falde acquifere dei monti d’Avella, ed esporre un territorio già di per sé labilissimo a situazioni molto gravi, ovvero distruggere una montagna che potrebbe venire giù da un momento all’altro.

Si sbaglia, quindi, chi sostiene che non c’entrino le frane per il fatto che il traforo verrebbe realizzato “sotto la montagna”: si smuoverebbe, infatti, dalla base verso l’alto, peggio ancora.  Si tratta di uno dei massicci più piovosi dell’intero Appennino centromeridionale. Il Partenio, soprattutto per quanto riguarda il lato caudino, è una montagna piena d’acqua, con un carsismo spiccato, con bacini endoreici notevoli e, soprattutto, in quella zona si trova la falda acquifera dei monti d’Avella: si andrebbero ad intaccare risorse idriche. Alcuni cittadini creduloni (pochi, per fortuna) si sono bevuti la storiella dello sviluppo e del “risollevamento dell’economia”. Può anche darsi, ma per chi? E soprattutto quando? Dopo anni e anni di spreco di denaro? E vale la pena – per un po’ di turismo che privilegerà i già privilegiati e, forse, darà qualche briciola di pane ai cittadini- di distruggere la Natura? Si noti bene, dunque, che non c’è alcuna linea di confine tra noi e la Natura: come abbiamo già detto, ogni volta che si mette in pericolo l’ambiente, mettiamo a rischio noi stessi, dagli eventuali materiali tossici che vengono utilizzati per questi lavori alle catastrofi di ogni tipo. Non si tratta, quindi, di una semplice “fissazione” di ambientalisti fanatici.

Vediamo che c’è chi propone di realizzare il traforo in qualche altra posizione, ma noi non siamo d’accordo nemmeno su questo. Nessun traforo nelle nostre montagne, da nessuna parte, né ora né mai. La devastazione della natura è devastazione in ogni punto. Ecco perché sono contrario alla realizzazione del traforo nel Partenio. Senza retorica, senza ipocrisia.

La verità è che le “grandi opere” inutili servono soltanto al profitto del capitale. Vale davvero la pena, quindi, devastare l’ambiente mettendolo a rischio e mettendo a rischio noi stessi con le ovvie conseguenze sulla nostra salute e sulla nostra vita? Proteggiamo l’ambiente, impediamo la devastazione ambientale! Non esistono benefici quando si distrugge l’ambiente.

L’anarchico caudino invita i cittadini alla mobilitazione per fermare questo scempio.

Nessun compromesso!

Fermiamo il traforo!

Il problema del carcere e della sicurezza nel pensiero anarchico

Talvolta rabbrividisco, quando persino alcuni che si dicono anarchici (“anarchici” ancora confusi, forse) sostengono che “in certi casi il carcere è necessario”, ragionando allo stesso modo semplicistico degli statalisti che parlano di rieducazione o addirittura di pena di morte.

Rieducare a che cosa? Alla legge dello Stato? Essa è per l’appunto la legge del più forte. Paradossalmente, è la stessa legge del Sistema ad educare alla criminalità, essendo il Sistema nato sulla forza, sulla violenza e sul terrore politico. Chi non diventa “criminale” o non infrange le leggi dello Stato o non si ribella, diventa un bravo schiavo che sta comunque male nella prigione del Sistema, nella cosiddetta società civile, spesso costretto a utilizzare vari palliativi, (discorso che abbiamo già affrontato negli articoli “la droga non si combatte con la repressione” e “manifesto del movimento anarchico caudino”). Quando l’individuo muore a causa della droga o per suicidio, il popolo versa poi lacrime di coccodrillo, i giornalisti scrivono articoli pieni di retorica, gli intellettuali e le scuole fanno convegni in cui parlano di suicidi, di giovani, di droga e invitano a contattare sbirri e psicologi.

Alcuni sostengono che in galera dovrebbero andarci mafiosi e politici. Ma se questi finissero in galera – strumento dello Stato – significherebbe che, anche senza volerlo, si è costituito un nuovo gruppo di potere. Immaginiamo una rivoluzione anarchica: se, dopo (o durante) l’immaginaria rivoluzione, mettessimo in galera politici e mafiosi, saremmo noi i nuovi politici e i nuovi sbirri: saremmo di nuovo punto e a capo, come è già accaduto in ogni rivoluzione marxista-leninista.

Per trattare la questione del carcere, dato che a livello di rivoluzione siamo a zero, bisogna esaminare due punti di vista: il carcere in una possibile società anarchica e il carcere nella nostra società attuale e democratica.

In una società anarchica, chi “ruba”- giacché avremmo tutti il necessario per sopravvivere-, sarebbe da considerare un nuovo avido capitalista, un nuovo oppressore da combattere e da cui difendersi, proprio come dovremmo fare oggi nella società democratica per combattere il potere.

Errico Malatesta, ai suoi tempi, era convinto che se in una società anarchica ci fossero stati ugualmente criminali, assassini, stupratori, questi sarebbero necessariamente da considerare dei malati.

“[…]in colui che commette atti antisociali, non vedremmo già lo schiavo ribelle, come avviene al giudice di oggi, ma il fratello ammalato e necessitoso di cura” scriveva nel suo libro “L’anarchia il nostro programma”. All’apparenza, nessuna risposta più libertaria di questa. Tuttavia, oggi sappiamo che tale affermazione significherebbe dar ragione alla psichiatria e che in quel caso, la medicalizzazione forzata sarebbe delegata alla società, non più alle autorità. Ma sarebbe pur sempre una barbarie basata su una teoria lombrosiana. Ci siamo già occupati di questa questione nell’articolo precedente riguardo la psichiatria.

Quella risposta di Malatesta fu contestata da alcune personalità come l’anarchico individualista Enzo Martucci che riporta in un suo scritto questa riflessione: “voler curare, per forza, questi individui; volerli guarire ad onta della loro volontà, sarebbe come pretendere da un tubercolotico che si astenga dal fumo e dall’alcool per allungare la sua vita. “Ma a me non importa di morire prima – risponderà l’ammalato – purché possa ora soddisfarmi a modo mio. È meglio vivere ancora un solo anno, godendo, e non dieci soffrendo e rinunziando a tutto”. Vorrete costringere a salvarsi quelli che vorranno perdersi? Ma allora non saranno più essi padroni della loro esistenza. Non potranno disporne come meglio crederanno, e sentiranno come un male il bene che intenderete fare. Se la Clara di Mirbeau o i personaggi di Sade cercano di seviziarvi, sparate su loro. Ma lasciateli in pace e abbandonate l’idea di indurli al pentimento, in nome di Dio e della morale, o di curarli e guarirli, per la gloria della scienza e dell’umanità. Ed inoltre, è poi vero che tutti coloro che consumano un delitto sono malati, pazzi degni del manicomio e della doccia? Se la domanda la rivolgete alla scienza di Lombroso, questa vi risponde affermativamente. Vi definisce il crimine come un ritorno atavico. ” – scrive Martucci nel suo libro “La bandiera dell’Anticristo” (dal capitolo “Né galere né poliziotti).

Affermazioni come “sparate piuttosto su di loro, ma non curateli” fanno anch’essere rabbrividire di certo. Ma è paradossale che facciano rabbrividire coloro che credono sia meglio e meno violento rinchiudere una persona in una prigione e/o in un ospedale. Si dovrebbe innanzitutto riflettere sulla differenza tra l’individuo che assassina un oppressore e il potere che assassina l’individuo o un suo avversario politico: in poche parole non è uguale alla pena di morte.

Fatto sta che, come abbiamo già detto, con un trattamento sanitario obbligatorio si rischia comunque la morte o, peggio ancora, di fare ammalare davvero l’individuo.

Non a caso, oggi, gli stessi movimenti anarchici che si riconoscono nel programma di Errico Malatesta, hanno fondato dei collettivi antipsichiatrici e sanno che un criminale non è un malato da curare.

Su una cosa concordano ormai tutti, individualisti, collettivisti e stirneriani: dall’oppressore bisogna sempre difendersi, bisogna sempre essere pronti, magari cercando di metterlo in fuga e di non ammazzarlo, se questo non sta attentando alla nostra vita. La mentalità e l’educazione statalista, democratica e soprattutto cristiana può farci apparire la legittima difesa come una soluzione da leghisti. Non è così. Anche perché i leghisti e i fascisti legittimano la difesa della proprietà privata, che noi vogliamo abolire.

Mi fanno sorridere quelle persone che, scoperto che esistono delle comunità anarchiche, mi chiedono come fanno a difendersi se lì non c’è la polizia. Sarebbe molto più sensato invece chiedersi, come fanno a difendersi DALLA polizia.

“E se arriva un sociopatico che all’improvviso spara addosso alla gente”?

Ancora una volta si attribuiscono erroneamente la criminalità e la pericolosità alla cosiddetta fantomatica malattia mentale. Ci ritorna in mente il già citato esempio di Giorgio Antonucci riguardo la vicenda di Gaetano Bresci e Bava Beccaris: chi era il “sociopatico” o “malato di mente”? Gaetano Bresci che uccise il re oppressore? O Bava Beccaris che sparò sulla folla? Nessuno dei due. Ognuno di loro aveva le sue motivazioni per farlo: ricercare le motivazioni, non vuol dire giustificarle o condividerle, significa tentare di capirle.

Non esiste una persona che spara addosso alla gente senza motivo. Può essere ovviamente un motivo futile, può essere un motivo ovviamente non condivisibile, ma il motivo c’è. Sempre.

Ma se anche esistessero i cosiddetti sociopatici che sparano addosso alla gente: che cosa c’entra la polizia? Potrebbe forse impedire un massacro? Qualcuno potrebbe rispondermi che “vista la presenza della polizia, l’individuo ci penserebbe due volte prima di fare un massacro”, senza rendersi conto che in questo modo cade per l’appunto la teoria del soggetto che non sarebbe in grado di intendere e di volere.

Gli statalisti, affermano sempre che “senza la polizia sarebbe peggio”, perché non hanno ben compreso che occorrerebbe andare alle radici dei problemi per estirparle, non “curare i sintomi”, non nascondere i problemi in un carcere, non reprimere e punire anche chi si trova costretto a delinquere oppure influenzato dallo stesso sistema capitalista che ci educa ad avere di più e a prendercelo con la forza oppure al contrario a essere remissivi e pagarne comunque tutte le conseguenze che paghiamo noi tutti: anarchici e statalisti. Il carcere, si può dire, è una delle “soluzioni” comode ai problemi che provoca il Sistema stesso, insieme alla nostra cultura, la nostra educazione, dal moralismo sessuofobo che reprime i nostri istinti e provoca perversioni e trasforma il sesso – ciò che è un istinto naturale – in atti violenti, così come la stessa cultura del dominio (dice bene, in entrambi i casi, lo slogan femminista “lo stupratore non è malato ma figlio del sano patriarcato”). Si preferisce arrestare spacciatori e venditori di contrabbando, anziché cercare di capire perché c’è chi sceglie questo mestiere per sopravvivere e perché c’è gente che fa uso di droghe (abbiamo già detto che la droga non si combatte con la repressione, ma con la libertà e che un altro paradosso del sistema è combattere le droghe illegali e obbligare ad assumere quelle legali).  Noi anarchici lo diciamo sempre: non ci sono criminali da punire, ma le cause dei crimini eliminare. Ovviamente questo non conviene al Sistema, altrimenti dovrebbe autodistruggersi.

Immaginando invece, di nuovo un possibile mondo anarchico, oppure semplicemente una comune libertaria, dobbiamo comunque pensare eventualmente a come difenderci, non tanto gli uni dagli altri come temono gli statalisti, ma dai nuovi possibili oppressori.

Qui ed ora invece, di certo non basta eliminare il carcere. Bisogna, invece, cominciare a costruire una società completamente libera (non solo dal sistema, ma anche dai preconcetti, dal familismo, dal bigottismo, dal moralismo), dove tutti sono soddisfatti e si riduce al minimo la possibilità e l’incentivo di commettere atti criminali. Per fare questo, però, a mio avviso, bisognerebbe cominciare a liberarsi dall’educazione alla legalità a cui ci indottrinano fin dalla scuola, da quella religiosa a cui ci indottrinano fin dalla tenera età in famiglia. Bisogna dunque creare tante piccole o grandi comunità libere, basate sul mutuo appoggio e sulla libertà, senza la famiglia nucleare, senza i vincoli matrimoniali, con scuole libertarie e/o educazione parentale, anziché scuole statali o private. Continuare, come già si sta facendo da anni, a creare spazi di libertà, radio indipendenti e canali di controinformazione (oggi anche con l’aiuto della rete); terreni autogestiti con orto sinergico gestito insieme agli amici, fare autoproduzione il più possibile per boicottare il capitalismo e lo Stato e prepararci sempre a difenderci dalla sua violenza. Sappiamo infatti che lo Stato è sempre più violento e malvagio, perciò, per ogni passo avanti che faremo, esso proverà (e spesso riuscirà) a ostacolarci, ma noi dovremo resistere.

Come scrive ancora Colin Ward “L’istituzione più violenta della nostra società è lo stato, che reagisce con la violenza ai tentativi di sottrargli il potere. (Come diceva Malatesta, tu cerchi di fare le tue cose, quelli intervengono, e poi tu sei quello a cui vengono rimproverati gli scontri che ne derivano). Questo significa che quei tentativi sono sbagliati? Bisogna distinguere tra la violenza dell’oppressore e la resistenza degli oppressi” ( da Anarchia come organizzazione)

Noi anarchici, sia ora, sia nel mondo che potremmo costruire, dovremo sempre difenderci dall’oppressore, che sia un banale delinquentuccio, che sia lo Stato, che sia la Mafia, non fa alcuna differenza. Gli anarchici dovranno sempre combattere, individualmente e collettivamente, ogni forma di dominio con ogni mezzo, senza disdegnare nemmeno il metodo dei cosiddetti pacifisti e hippy, se pensano che possa essere efficace il metodo di lotta pacifico. Del resto, lo stesso Malatesta, che pacifista non era affatto, scriveva “Non saremo buoni da noi a mettere a dovere chi non rispetta gli altri? Soltanto, non li strazieremo, come si fa adesso dei rei e degli innocenti; ma li metteremo in posizione di non poter nuocere, e faremo di tutto per riportarli sulla dritta via” (dal libro “Fra contadini. Dialogo sull’anarchia”).

Come scrive, però, Colin Ward , senza allontanarsi tanto dall’affermazione di Malatesta“Naturalmente in ogni società, anche in quella meglio organizzata, ci saranno individui passionali, le cui azioni, qualche volta, potranno essere contrarie all’interesse comune. Ma al fine di prevenire anche queste possibilità, l’unica soluzione è quella di garantire sbocchi positivi al carattere passionale di costoro” (Anarchia come organizzazione).

Anche se il potere non sarà mai completamente distrutto, bisogna in tutti i modi cercare di inceppare i suoi ingranaggi e cercare di distruggere la maggior parte, per quanto possibile, delle cause dei crimini, fino a che non ci sarà più bisogno del carcere.

Dovremmo sterilizzarci noi, non gli animali

Un po’ di mesi fa, prima di disattivare il mio contatto, scrissi un post su Facebook che diceva “sterilizzatevi voi, non gli animali”. Certamente, potrebbe sembrare una frase superficiale, ragion per cui, se da una parte mi compresero sia gli animalisti, i vegani sia chi non lo era, dall’altra fui attaccato sia da animalisti, vegani sia da chi non lo era. Dovetti dunque, specificare con una riflessione più profonda del perché dovremmo sterilizzarci noi, piuttosto che gli animali. I motivi per i quali siamo tutti (io compreso) costretti a sterilizzare i “nostri” animali li sappiamo, come ha scritto impeccabilmente Marina Berati nel suo libro “perché vegan” (che potete scaricare gratuitamente in pdf o comprare in formato cartacea). Ma dobbiamo riflettere anche sul perché invece, dovremmo farlo noi. Comodo sterilizzare gli animali, quando il problema sono gli esseri umani. Ecco la mia risposta. Chiedo scusa in anticipo per i toni duri, ma ero davvero arrabbiato nel non essere stato capito.

Il problema è che voi vi illudete di aiutare gli animali sterilizzando solamente loro e intanto continuate a sfornare nuovi inutili e dannosi parassiti per questo pianeta, i quali, loro malgrado, si ritroveranno a essere sia vittime che carnefici. Voi mi dite che non comprendo l’importanza della sterilizzazione degli animali (falso: la comprendo benissimo), ma io vedo che siete voi a non comprendere l’importanza della sterilizzazione degli esseri umani. Ho anch’io una gatta sterilizzata, nel mio appartamento al terzo piano. A volte mi chiedo se è questa la vita che vorrebbe: mangiare, dormire e qualche volta giocare (noi umani non abbiamo tutto questo tempo) anziché essere libera e cacciare. Poi mi rispondo che se così non fosse, sarebbe morta da un pezzo, magari investita da un’auto, considerando che abbiamo distrutto la natura, non accontentandoci della nostra forza e inventando veicoli. Ma voi vi chiedete mai se i cani e i gatti non preferiscano rischiare di farsi investire, morire di fame, di caldo, di freddo, vivere sotto la pioggia, preferendo la libertà piuttosto che stare con noi? Chi siamo noi per illuderci di sapere che cosa vogliano gli altri? La stessa logica che ci fa internare le persone che vogliono andare in giro nude sotto la pioggia, al freddo, camminando sui tetti, dormire al buio in montagna, fregandosene del pericolo e del decoro. Non è che lo facciamo soltanto per il nostro senso di proprietà? O non è che magari è per proteggere il vostro orticello, considerando che gli umani non si sono saputi accontentare di ciò che la natura regalava loro spontaneamente? Pensate a un politico di “buon cuore” che per proteggervi (o con tale scusa) vi imporrà di sterilizzarvi: non vi ribellereste? (Be’, considerando a che punto è arrivato il gregarismo nell’umanità, direi proprio di no). Gli animali, purtroppo, non possono ribellarsi e quando lo fanno li abbattono. Voi forse, mettendo al mondo i figli, non li esponete a tutti i pericoli della vita? O vorreste – e in fondo già lo fate – controllarli allo stesso modo, con guinzagli di ogni tipo? Ma anche se così non fosse, anche se tutti gli animali volessero stare con noi, preferendo la vita e rinunciando alla libertà, la colpa di chi è? Perché non sono più liberi? Perché sono costretti a scegliere tra la vita e la libertà? A causa di chi, la sterilizzazione degli (altri) animali è diventata necessaria? Di noi esseri umani. Comodo, troppo comodo sterilizzare soltanto gli animali e continuare a sfornare umani, che sono il vero problema. Anche il più animalista e ambientalista, pur non volendolo, inquina e contribuisce a distruggere e danneggiare la natura impedendo agli animali di vivere liberi. O forse pensate che diventando tutti vegani e ambientalisti, allora salveremo il mondo? E io sarei l’utopista? E alle contraddizioni che siamo costretti a vivere, una volta diventati vegani, proteggendo il gatto e il cane e dando loro da mangiare crocchette e scatolette contribuendo ancora alle industrie dei macelli, dei mattatoi, ci pensate mai? Voi dite che io vivo tra le nuvole. Sì, forse vivo tra le nuvole più alte, dalle quali osservo disgustato, agghiacciato, rabbrividito e orripilato, la stupidità di voi lobotomizzati. Non posso nemmeno vivere nella consolazione che soltanto gli imbecilli si riproducono, al giorno d’oggi, e che metteranno al mondo imbecilli come loro che vivranno in pace (o in guerra, chi se ne frega): una coppia di stupidi potrà subire la disgrazia di procreare un figlio intelligente e dotato di un’eccessiva razionalità esasperata ed esasperante che lo condurrà alla follia (o ciò che la società riterrà tale) e sarà costretto a narcotizzarsi (letteralmente e metaforicamente) per illudersi che in questo mondo vi sia ancora della bellezza, per sopportare l’orrore che vede e gli pesa ogni giorno, ogni secondo. E in ogni caso, sia stupido sia intelligente, contribuirà all’orrore al quale contribuiamo inevitabilmente noi umani. La verità è che noi non siamo più animali liberi e ci siamo imprigionati da soli. E stiamo imprigionando anche gli altri animali, che vorrebbero ancora vivere liberi. Siamo la specie sbagliata, non siamo più adatti a questo pianeta. Dovremmo estinguerci. Ma la mia irrealizzabile utopìa è proprio questa: pensare che gli esseri umani svilupperanno tale sensibilità. E allora non posso che auspicare la totale distruzione del mondo, benché mi dispiaccia per tutti gli altri esseri viventi e per il pianeta stesso che sarebbe bellissimo senza di noi, la specie sbagliata, o almeno una catastrofe che ci riporterà allo stato brado. Ma sarebbe molto meglio senza umani. Ecco perché ho scritto “sterilizzatevi voi, non gli animali” Ma voi le provocazioni non le capite e allora sono costretto a rettificare: sterilizzate anche voi stessi, oltre che gli animali.

Quella fu la mia risposta effettivamente da misantropo. Più che sperare nell’estinzione di tutta l’umanità, però, spererei almeno nell’estinzione delle civiltà e che rimangano solo i popoli raccoglitori-cacciatori. In un momento storico come questo sarebbe davvero opportuno contenersi nel fare figli e pensare magari a cercare di cambiare le cose nel mondo.
Una valida argomentazione per contenersi nel fare figli l’ha scritta Les U. Knight fondatore del movimento Vhemt (Movimento per l’estinzione volontaria dell’essere umano). Certo, non concorderebbero Bakunin e Malatesta, che ai loro tempi, ancora speranzosi nella rivoluzione, si opponevano alle soluzioni Malthusiane, ma al giorno dopo non regalare nuovi schiavi e consumatori al sistema, nuovi distruttori del pianeta, sarebbe davvero rivoluzionario. Non amo la definizione di ‘veri anarchici’ né condivido la teoria secondo la quale ‘in due regna una pacifica anarchia’, perché una pacifica anarchia regnerebbe soltanto senza alcun vincolo, magari ognuno a casa sua o in un villaggio senza la proprietà privata e senza il moralismo dell’eccessiva gelosia. Tuttavia, l’opuscolo del succitato Les U Knight “Perché i veri anarchici non figliano” va assolutamente letto. Cito la sua frase più significativa:

Se ciascuno di noi producesse un figlio in meno per le scuole, un soldato in meno per l’esercito, uno schiavo in meno per l’industria, un consumatore in meno e una pedina in meno nella trappola del governo, potremmo contribuire a far crollare il vecchio sistema. E se cadrà, non crollerà addosso a nessuno dei bambini che abbiamo scelto di non creare

Resistenza e lotta di liberazione animale

Questo clima di tensione, di stallo, non ferma certo i mattatoi e le torture agli animali. Prima che ci mettessero tutti in quarantena, io e miei amici avremmo voluto fare volantinaggio per ricordarci di tutti gli individui, anche gli animali, che sono spesso dimenticati e considerati meno importanti. L’antispecismo, al giorno d’oggi, deve essere incluso soprattutto nelle lotte degli anarchici (e non solo). Ecco perché questo non sarà l’unico articolo al riguardo che pubblicherò sul blog. Buona lettura:

C’è una rivoluzione in atto: puoi restare indifferente ed essere complice dell’oppressione, oppure puoi unirti a chi sta cercando di cambiare il mondo, entrando nella storia. Sta a te la scelta. Basta cambiare alcune abitudini e spronare tutti gli altri. La scelta vegana non è una moda, non è una mera questione di gusti, non è una dieta per dimagrire o per intolleranti ai derivati animali, ma una vera e propria lotta di liberazione per gli animali costretti a soffrire per degli inutili vizi di borghesi, animali sfruttati e uccisi al solo scopo di soddisfare il palato degli umani, per diventare “cibi” che non sono necessari alla nostra sopravvivenza. Eppure, se proprio non si riesce a fare a meno di quei cibi, devi sapere che ormai è possibile fare di tutto con ingredienti vegetali: gelati, creme al cioccolato spalmabili, yogurt, panna (sia dolce che salata), burro, margarina, mozzarella, formaggi, ricotte e persino “bistecche” e bastoncini di mare. Grazie alla rete internet, puoi scoprire nuove ricette per piatti dolci e salati, rivisitare piatti tradizioni con ingredienti diversi, senza dover torturare animali (puoi cercare su vegolosi.it). Così come la vitamina b12 viene integrata nei cibi animali così può essere tranquillamente integrata in cibi vegetali. Vale la stessa cosa per i vestiti: finora anche noi abbiamo indossato inconsapevolmente indumenti fatti con pelle di animali uccisi, ma ora sappiamo che non è necessario: visita, ad esempio, il sito di Pirovega, negozio che vende borse e scarpe senza l’uccisione di animali, senza lo sfruttamento degli esseri umani e nel rispetto dell’ambiente. Ci hanno inculcato la grande menzogna della catena alimentare, benché allo stesso tempo ci si vanti di vivere nella civiltà, dove ci sono centri commerciali e supermercati. Non siamo su un’isola deserta, non viviamo nel Paleolitico, dove era ancora necessario mangiare carne. Ma soprattutto, a scuola ci hanno raccontato la grande menzogna della piramide alimentare dove ci dicono che per assorbire il calcio è necessario bere il latte di una mucca. Ci hanno mentiti alla televisione dove, con le pubblicità, ci fanno credere che le mucche producano continuamente latte e che siano felici di “regalarcelo”. Ma il latte è un alimento per cuccioli e ogni mammifero, come la donna umana, lo produce soltanto quando è incinta. Per aumentare la produzione dunque, le mucche devono essere ingravidate artificialmente di continuo e ogni volta devono vedersi sottrarre il proprio cucciolo che verrà imprigionato e ucciso per diventare carne. Per questo, il vegetarianismo non basta. Guarda su internet il video “l’industria del latte in cinque minuti” e informati sulla spaventosa industria delle uova e su come viene prodotto il miele. Anche noi pensavamo si trattasse di eccezioni, poi ci siamo guardati intorno e abbiamo compreso che la quantità della produzione industriale non poteva essere un’eccezione, ma la regola, purtroppo. Sostituisci il miele con lo sciroppo d’acero e altri ingredienti completamente vegetali, bevi “latti” vegetali, ma non di animale. Non credere, inoltre, alla storia della sovrappopolazione degli animali: essi vengono fatti nascere artificialmente soltanto per essere trasformati in quelli che sono tutto sommato cibi spazzatura che possono essere evitati o sostituiti. Ricorda, inoltre, che gli allevamenti (intensivi e non) oltre ad essere un orrore per gli animali, sono nocivi per l’ambiente e di conseguenza per la nostra salute. Boicotta anche i circhi, boicotta gli zoo (se vuoi vedere animali, recati ai rifugi e ai “santuari” che proteggono quelli salvati dalla prigionia e dalle uccisioni), boicotta l’industria del latte, delle uova, della carne, del miele, del pesce, del commercio di animali (adotta, non comprare!) Controlla le etichette di ciò che compri, assicurandoti che non contengano derivati animali. Se sei un negoziante, un ristoratore, il proprietario di un bar, di una gelateria, puoi fare molto per cambiare il mondo! Come dicevamo, puoi voltarti dall’altra parte, tacciandoci di noiosi rompiscatole oppure partecipare a questa vera e propria rivoluzione.

“La libertà degli altri, lungi dall’essere un limite o la negazione della mia libertà ne è la condizione necessaria e la conferma. Non divengo veramente libero se non attraverso la libertà altrui”

(M. Bakunin)

Vedi anche Piramide alimentare, come mangiare vegetale in modo equilibrato

E anche i comuni errori dei vegani (e come evitarli)

Consiglio anche il libro della dottoressa Marina Berati “Perché vegan

L’anarchia nel periodo del coronavirus (e la cosiddetta irresponsabilità dei cittadini).

Non si perde occasione per parlare dell’irresponsabilità dei cittadini (o meglio dell’individuo) e giustificare l’esistenza del potere, la necessità delle leggi imposte dalle autorità. Persino sedicenti anarchici, hanno perso la loro “fede” (odio definire l’anarchia una fede, ma passatemi la metafora), confermando che “l’anarchia non è possibile perché la gente è irresponsabile”. Ci si dimentica una cosa fondamentale, cioè che è il contrario: la gente è diventata irresponsabile proprio perché non c’è l’anarchia (ovvero l’autogestione), perché ormai sono millenni che si è stati abituati alla delega, alla gerarchia, a essere trattati dalle autorità come degli eterni bambini, a sentirci dire cosa fare in modo paternalistico. Di conseguenza, se davvero il popolo si comporta come “un bambino capriccioso e irresponsabile” è perché disobbedire alle autorità è nella natura umana (oltre al fatto che talvolta è necessario e legato a bisogni personali e individuali che non conosciamo), anche in chi non si dice anarchico, anzi, correggo, forse ancora di più in chi non si dice anarchico e giustifica il potere. Molto spesso, sono proprio coloro che difendono il potere a gridare “al complotto”, a essere scettici su ciò che il potere ci sta dicendo attraverso i suoi strumenti di comunicazione che possono spesso essere utilizzati come mezzi di controllo e manipolazione. Così, si creano panico e caos, quello stesso caos che si teme esisterebbe con l’anarchia e dunque sia anarchici che statalisti diventano autoritari oppure totalmente irresponsabili. Dall’anarchico che, per giocare a fare il ribelle (proprio ora vi viene in mente di ribellarvi?) se ne frega di tutto e si comporta da irresponsabile all’anarchico che, lamentandosi dell’irresponsabilità dei cittadini, comincia a giustificare la violenza poliziesca e la delazione.

Sia agli anarchici che agli statalisti “complottisti” dico: capisco che, siccome ci riempiono di menzogne, si sospetti di un complotto, di tecniche di manipolazioni, ma in questo modo staremmo facendo il gioco del potere, sia nel caso che sia tutto un complotto, sia nel caso sia tutto vero.

Agli statalisti, diciamo proprio questo: sentirsi dire cosa fare e poi prendersela con chi ce lo dice, è comodo, ed è proprio questo che noi anarchici non vogliamo. Senza il potere, non ci sarebbe complotto né sospetti di complotto e dunque più responsabilità.

Chissà che, senza il sistema, senza la distruzione della Natura, senza il capitalismo, senza la scienza in mano ai pochi privilegiati, forse virus ed epidemie, non sarebbero mai nati e se anche fossero nati, praticando il mutuo appoggio, l’autogestione e non la delega alle autorità, la responsabilità sarebbe stata inevitabile e necessaria, naturale, spontanea.

Ancora una volta, se ci riflettiamo, è il sistema, sempre il sistema a creare i problemi e poi a cercare di rimediare ai danni che ha fatto.

Agli statalisti, diciamo inoltre che è proprio in questo momento che dovremmo renderci conto che sarebbe essenziale l’anarchia: ci dicono di non uscire, ma intanto, a causa del ricatto economico, dobbiamo uscire (guarda caso) per andare al lavoro, alle poste, in banca, a fare la spesa. Dipendendo dal ricatto economico, il sistema ci impedisce di essere autosufficienti.

Proprio ora bisognerebbe capire che l’unica strada è l’autogestione.

L’anarchico Caudino